Volpedo e Monleale Alto
I pescheti di Volpedo
Volpedo museo a cielo aperto
Le ciliege di Garbagna

Riconosciuti dall’Associazione I Borghi più belli d’Italia, nata su impulso della Consulta del Turismo dell’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (ANCI).

Volpedo

Volped, nel dialetto locale, è il borgo natìo del pittore Giuseppe Pellizza, autore del Quarto Stato. Il nucleo storico sorge su una collinetta, attorno alla quale vennero costruite le mura del castrum, la quale si allunga verso il torrente Curone, costituendo un punto di guado verso la sponda opposta.
Una stele sepolcrale testimonia la presenza romana già nel I secolo, anche se l’insediamento probabilmente risale alle antiche popolazioni liguri. Principale monumento del paese è la Pieve romanica di San Pietro, che conserva al suo interno interessanti affreschi di scuola tortonese.
Il pittore Giuseppe Pellizza da Volpedo (1868-1907) fece la scelta di vivere e lavorare nel paese in cui era nato e, in segno di attaccamento alla sua terra, di aggiungere alla sua firma “da Volpedo”. All’estremità del borgo, verso il cimitero, si trovano la casa natale e lo studio di Giuseppe Pellizza da Volpedo. In esso sono conservati strumenti di lavoro, oggetti personali, libri e anche alcune opere dell’artista.

Garbagna

All’interno del borgo di Garbagna (Garbagna ‘d Lissändria in piemontese) la Contrada è il vero cuore pulsante del centro storico. Qui si possono ammirare l’assetto tipico delle antiche botteghe ed il fascino del passato su tutti gli edifici. Il Castello medievale , di cui sono ancora evidenti la torre di avvistamento, la porta d’ingresso e la cinta muraria, domina l’abitato. Meritano inoltre una visita l’Oratorio di San Rocco (1580) e la Chiesa di San Giovanni Battista Decollato, santo patrono del paese, del 1714. Poco distante dal borgo di Garbagna sorge il Santuario della Madonna del Lago, raggiungibile con una bella passeggiata nel bosco, lunga circa 2 Km. Questo è il luogo in cui, secondo la tradizione, nel 1341 la Beata Vergine apparve ad una pastorella muta, che fu miracolata con il dono della parola. L’unicità di questo dialetto è l’uso del partitivo o genitivo sassone.